giovedì 9 settembre 2010

ESTATE AI CARAIBI ovvero Purtroppo ci tocca stare in Italia

Un critico del noto quotidiano francese Liberation, spinto da qualche malsana curiosità, è andato a vedere “Estate ai Caraibi”. Ha commentato affermando che la pellicola, seppur di nessun valore cinematografico, potrà essere usata dai sociologi del futuro per esaminare la società italiana all’epoca del berlusconismo. In effetti l’ultimo cinecocomero dei fratelli Vanzina mette in risalto, involontariamente, gli aspetti peggiori del made in Italy. Stereotipi femminili tra veline e villa Certosa, imprenditori furbetti e ladruncoli, doppi sensi e battute non proprio esilaranti. C’è addirittura un’apparizione proprio di Berlusconi (un sosia), che però non raggiunge le vette di comicità dell’originale.


I Caraibi peggiorano il goffo “Estate al mare” dell’anno scorso. Il solito susseguirsi di episodi con i soliti protagonisti Enrico Brignano, Carlo Buccirosso, Biagio Izzo e le starlette Martina Stella e Alena Seredova. Non quaglia nemmeno Gigi Proietti, che appare stanco e svogliato.

Se le commedie sull’arte di arrangiarsi di Totò hanno connotato il dopoguerra in un’Italia vogliosa di riscattarsi. Se la comicità di Alberto Sordi fu il simbolo del boom economico e Fantozzi è stato icona del consumismo impiegatizio. Da quindici anni i Vanzina dipingono un quadro agghiacciante dell’Italia. Possibile che sia davvero così drammaticamente realistico? I botteghini paiono dargli ragione. Speriamo che sbaglino.

UMORISMO INVOLONTARIO

RANCORE SUSCITATO


EFFETTI SPECIALI BECERI

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