mercoledì 29 dicembre 2010

NATALE IN SUDAFRICA ovvero Come fare soldi sulla demenza degli italiani



L’idiozia non conosce crisi. Con 6 milioni di euro anche quest’anno sbanca i botteghini la terna De Sica-Neri Parenti-De Laurentiis. Una commedia senza una battuta che faccia abbozzare un sorriso che razza di commedia è? Quello del cine-panettone è un mistero italiano degno di Lucarelli. Lo strombazzamento mediatico continua a far incassare questi film che fanno uscire dalla sala con la nausea. A fregare gli italiani è l’abitudine. Dopo cappelletti e panettone non si riesce a fare a meno di andare al cinema a farsi bloccare la digestione dalle battute penose di De Sica e della sua combriccola di cialtroni? Quest’anno a prestare le cosce e il davanzale al botteghino è la soubrette Belèn che si mostra come “preda” di due cacciatori (Ghini e Panariello).
Per paura di incassare poco i debosciati hanno pure infarcito il film di spot come un tacchino ripieno. Ad ogni inquadratura la macchina da presa indugia su marchi di telefonini, vestiti e automobili senza pudore. Per non farsi mancare niente il tutto è arricchito da un po’ doppi sensi misogini, battute razziste e volgarità un tanto al chilo. La trama è riassunta magistralmente dallo stesso De Sica: “Se dovessi raccontare drammaturgicamente la storia non saprei cosa dirti perché è sempre la stessa da ventisette anni”. Chiarissimo. “Sono uno stacanovista della cazzata” ha affermato con autentica sincerità Neri Parenti che ogni inverno sforna questa accozzaglia di natale che può vantare il triste primato di essere divenuta icona culturale dell’epoca berlusconica. Il nulla ripieno di niente stuzzica il palato di molti sciagurati che riempiono le sale cinematografiche senza sapere il perché.
I peggiori prodotti della tv commerciale si spalmano sul grande schermo e vengono scelti scientemente da persone che pagano deliberatamente un biglietto per vedere questo concentrato di demenza. Il prodotto popolare diretto alle masse non deve essere per forza becero, esiste una grande tradizione di film popolari che mantengono un alto livello comico e artistico, un grande maestro di questo genere è stato ad esempio Mario Monicelli, recentemente scomparso.
Questi tempi cupi per la cultura italiana che stanno crescendo una giovane generazione di ragazzi derubati della cultura un giorno finiranno, ma fino a quel momento non c’è niente da ridere.
Matteo Cavezzali

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venerdì 24 dicembre 2010

Sconsigli di Natale



Nelle feste, complici il freddo e le ferie, le sale si riempiono di pubblico. Ma spesso la spinta verso il cinema è talmente forte che ci si ritrova seduti a vedere film di cui non si sa nulla e ci si deve sorbire delle pellicole atroci.
Per evitare discussioni con parenti e amici davanti alla multisala, è meglio giungere preparati e far valere la propria opinione prima che la mandria prenda la direzione di “Natale in Sudafrica”.

Ecco alcuni consigli e sconsigli su cosa vedere.

Per chi non può esimere dallo “spirito natalizio”  La banda dei Babbi Natale” con Aldo, Giovanni e Giacomo potrebbe essere un buon compromesso. Senza morire a crepapelle, il film è divertente e dignitoso. Anche se il trio non ha più la verve comica dei tempi di “Tre uomini e una gamba” tutto sommato è tutto sommato il male minore.

La cosa peggiore che vi possa capitare è senza dubbio “Natale in Sudafrica”. Di uno squallore urticante il film con De Sica, alcune parti del corpo di Belen e compagnia cantante è uno dei peggiori cine-panettoni degli ultimi anni. Per citare un battutona del film potremmo definirlo come “'no tsunami de merda”. Se i vostri amici-parenti vogliono trascinarvi a questo scempio cinematografico, questo spot della Wind lungo un’ora e mezza, siete autorizzati a fare una scenata in mezzo alla fila della multisala. Per non rovinare il Natale riuscirete forse a deviali su un film meno brutto.

Se vi venisse la strana idea di vedere un buon film, anche se con il tema Natale non ha nulla a che vedere (ma chi se ne frega!) il miglior film in sala è “American life” (“Away We Go” è il titolo originale). La nuova pellicola di Sam Mendes, regista di “American beauty” e “Jahread” è un film ironico sul disfacimento della società americana con una sceneggiatura impeccabile. “Gli Stati Uniti sono una merda, ma gli altri paesi sono le mosche che si posano su questa merda” sintetizza alla perfezione uno dei personaggi. 

Per chi deve accontentare infanti e nipoti la scelta è scarsa. “Le avventure di Sammy” è il cartone animato sul viaggio attraverso l’oceano di una tartarughina. Non sarà il massimo della vita, ma almeno è un film didattico che insegna i valori, adatto a cattolici e ortodossi.
L’altra opzione, per ragazzini dai 10 ai 14 anni, è “Le Cronache di Narnia - Il viaggio del veliero”, ennesimo film fantasy con animali fantastici e effetti speciali da milioni di dollari.

Per gli amanti di scazzottate, esplosioni e di facili romanticherie hollywoodiane “The tourist” non deluderà nessuno, oppure deluderà tutti, a seconda delle aspettative. Diciamo che dopo aver speso l’intero budget del film per Angelina Jolie, Johnny Depp sugli sceneggiatori si è un po’ lesinato…

Del resto, se per scendere a compromessi vi toccherà vedere un film “sòla”, non perdete le staffe e fate un bel pisolino in sala. È il metodo migliore per digerire la lasagna e il panettone farcito.

Matteo Cavezzali

lunedì 6 dicembre 2010

L'ULTIMO ESORCISMO ovvero L'anticristo mena il can per l'aia


Mamma che porcheria. In appena ottantasette minuti di questo barbosissimo horror ce n’è abbastanza per tenersi alla larga per qualche lustro da tutti i film accessoriati di crocifissi, tavole ouije, bibbie e altre cianfrusaglie del genere. Eppure la locandina dice di credere in lui. In lui chi? Boh, si spera non nel signor Eli Roth, che produce con sprezzo del ridicolo questo Ultimo Esorcismo, dove mena il can per l’aia per un’ora abbondante, riuscendo ad annoiare (molto) e a non spaventare (mai). Basterebbe sapere che vergognose panzane come Cabin Fever e Hostel 1 e 2 sono farina del suo sacco, per fare di corsa dietrofront e supplicare la cassiera di farsi cambiare i biglietti. Uomo avvisato.

D’altronde non è che ci si possa aspettare chissà cosa dalle storie sull’anticristo, ormai sul tema si è visto di tutto e di più, per oltre trent’anni si è cercato di rifare il primo Esorcista toppando quasi sempre, anche perché quelli erano davvero altri tempi. Oggi per spaventare sul serio – quando ci si riesce – non basta un letto che trema da solo e una tizia dallo sguardo assente e che si flette meglio di Roberto Bolle. Ma questo non scusa il signor Roth, reo di aver messo in piedi una trama senza capo né coda, con pochissimi momenti di vera tensione, piena dei soliti personaggi balordi e incredibilmente tonti, bravissimi a non avvertire mai il pericolo e a farsi ammazzare come polli.
Tutto accade nella poverissima Louisiana. L’imbroglione Cotton Marcus è un reverendo da quattro soldi: non riuscirebbe più a fingere di credere in Dio neanche sotto tortura, eppure ogni domenica nella squallida chiesetta di Baton Rouge incanta folle di guitti con i suoi sermoni gonfi di belle parole da far venire i lucciconi. Dopo aver passato una vita a esorcizzare l’esorcizzabile, decide di smetterla di raccontarsi patacche: basta, Dio non esiste, il diavolo nemmeno e quindi gli indemoniati sono solo poveri merli facilmente suggestionabili. Ve lo dimostrerò abbindolando un ultimo allocco e filmando tutto quanto con tanto di cameraman.
Senonché gli si presenta il caso di una ragazzotta sedicenne che vive in una scalcinatissima fattoria in mezzo al nulla, accusata dal padre di essere posseduta dal demonio e di sterminare nottetempo uno ad uno gli animali di casa. A guardarla bene in effetti questa adolescentella pallida come la morte, perennemente in anfibi e camicia da notte, sembra un po’ fuori di melone, anche perché la mattina si risveglia ricoperta di sangue dalla cintola in giù. Se non si parlasse dell’anticristo, uno potrebbe pure farsi strane idee. Meglio ricorrere alla prova del nove: facciamole un bel pediluvio, infilandole le estremità in un catino e vediamo che succede. Magia, l’acqua bolle da sola, sarà stato il farabutto Marcus oppure qualcos’altro?
Insomma, quella che doveva essere una farsa, rischia di diventare un massacro. Il punto è che già dopo mezz’ora dove non succede un accidenti di niente, si capisce che tira aria di fuffa. Sarà per colpa degli attori di terza mano, sarà perché di sette sataniche che si radunano per riti incomprensibili e demoni che fanno dire al povero cristo di turno ogni sorta di volgarità con voce da transessuale, uno inizia ad averne piene le tasche. Ma che senso ha un horror in cui non si salta mai sulla sedia? E soprattutto: perché la ragazzotta posseduta gira con un paio di inguardabili Dr. Martens per tutto il film?

Luca Fabbri

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