sabato 20 novembre 2010

SAW 3D ovvero Se anche le budella vogliono essere in 3D


Alle volte si va al cinema sapendo che sarà impossibile mantenere un certo decoro. E’ il caso di Saw l’Enigmista, interminabile saga giunta – così dice la locandina, ma fesso chi gli crede – alla volata finale. Per chi non lavora all’obitorio sarà dura non coprirsi ripetutamente gli occhi per il voltastomaco: non c’è scena di questo film senza ossa spaccate, crani squarciati o interiora che schizzano via da corpi tagliati in due dagli infernali marchingegni messi a punto dal bacchettone Enigmista, uno che per hobby smembra il suo prossimo dopo averlo torturato a dovere. Manca giusto il waterboarding e poi Guantanamo gli fa un baffo. Non solo: le vittime di Saw prima di morire si devono pure beccare il predicozzo per tutti i loro vizi, neanche fosse una puntata di Annozero.
Nel SETTIMO capitolo la musica rimane sempre la stessa: gli autori hanno dimostrano anche stavolta di essere autentici fuoriclasse nel reclutare il consueto giro di nullità, una trentina di attori senz’arte nè parte come pochi. Del resto a che serve mettere in piedi un cast stellare se poi non ne rimane uno vivo e alla pellicola successiva tocca rifare tutto daccapo?  Tanto vale raccattare quello che si trova e fare il pieno di incassi col minimo sforzo. La formula funziona visto che ogni episodio della serie ha riempito le sale un po’ ovunque, facendo leva sulla voglia di macabro del pubblico, in aumento tra le nuove generazioni. Anche se resta da capire come ci si possa emozionare con un film del genere, avvincente quanto un pistolotto domenicale di Eugenio Scalfari.
Pronti via e una folla di persone si raduna davanti alla vetrina di un centro commerciale dove due ragazzotti dall’aria poco sveglia sono legati a un tavolo da lavoro. Un congegno fa girare due seghe circolari proprio in direzione del loro torace, e una terza dritto verso l’ombelico di una tizia piuttosto popputa, legata al soffitto come un insaccato. Il solito fantoccio rompiballe creato da Saw arriva pedalando sul triciclo e mette i due poveretti di fronte alla dura verità: avete 60 secondi per salvare la vita di uno di voi due, o quella della vostra amata lì in alto (la quale in passato ha abbondantemente cornificato entrambi, infilandosi nel lettone dell’uno e dell’altro). Fate la vostra scelta.
Qualche scena dopo il fanfarone Gordon, uno dei rari sopravvissuti ai massacri di Saw, in perfetto stile Patrizia D’Addario fa la spola da uno studio televisivo all’altro per promuovere il suo libro: mica sono così scemo da non pubblicare la mia verità, devo raccontare tutto quanto nel classico volumetto da autogrill (che qualche giornale spaccerà senz’altro per pietra miliare), perché sapete com’è anche io tengo famiglia. Il piano sembra perfetto per arricchirsi, se non fosse che niente sfugge a SawGordon l’ha sparata grossa, è un impostore, dovrà pagare con il suo sangue.
Insomma, comunque la si giri, la storia fa acqua da tutte le parti, ma in fondo chi per vedere una scemenza del genere è disposto a spendere 10 euro (le budella in 3d sono tutt’altra cosa, figuriamoci), lo sa perfettamente. E così, tra Gordon che si toglie due molari senza anestesia, perché è nei denti che Saw ha impresso i numeri della combinazione per fermare l’ennesimo marchingegno mortale, e il corpo di qualche pettoruta fanciulla fatto a pezzi impunemente, i cadaveri si accumulano che è un piacere e il film con qualche sbadiglio arriva alla conclusione.Per ko tecnico, si intende: non è rimasto più nessuno da ammazzare.
Luca Fabbri

UMORISMO INVOLONTARIO


RANCORE SUSCITATO


EFFETTI SPECIALI BECERI

mercoledì 17 novembre 2010

DEVIL ovvero Il diavolo odia fare le scale


Non si può non voler bene al regista M. Night Shyamalan. Quest’uomo ha la sbalorditiva capacità di non azzeccarne mai una. Mica semplice, ci vuole talento. Tutto quello che tocca si trasforma in schifezza: da Signs a The Village fino a The Happening – E venne il giorno, non c’è lavoro dello sceneggiatore indiano che abbia un verso. Ogni volta sembra quasi che lo faccia apposta a incasinare il copione per rendere la storia sempre più bislacca. E alla fine si esce dal cinema un po’ frastornati, sbronzi del nulla, a chiedersi come sia possibile buttare via così 7 euro.

Quasi spiace ammetterlo ma forse con Devil qualcosa è cambiato. Devil infatti è SOLO bruttino, non sembra quasi un’idea di Shyamalan. A questo giro il nostro ha studiato, si è sbattuto, si è evoluto. Ha addirittura messo in piedi una storia comprensibile, l’ha girata al regista John Erick Dowdle che ha saputo dare ai fatti un certo ritmo fino alla fine. Dove però, inesorabile, viene fuori il tocco di Shyamalan. E a quel punto scende subito la notte.

Dunque siamo a Philadelphia. Cinque reietti – una guardia giurata con più precedenti penali di Totò Cuffaro, la solita gnocca moderatamente svestita, una vecchia isterica e cleptomane, un odioso impresario, un ex marine dall’oscuro passato spedito in Afghanistan – entrano in un grattacielo e, caso vuole, si ritrovano in’ascensore. Tutti dentro, si sale. Senonché dopo qualche piano qualcosa va storto, i poveracci rimangono bloccati all’interno e finiscono non si sa come nelle mani del diavolo. Il quale si diverte come un matto a combinarne d’ogni, a sfasciare i vetri dell’ascensore, a far saltare la luce e – ovviamente – ad ammazzare a turno gli sventurati dopo averli messi l’uno contro l’altro.

Ognuno ha qualcosa da nascondere e uno di loro non è ciò che sembra, o almeno così dice la locandina per convincermi ad andare al cinema. Dopo il consueto bagno di sangue si arriva al finale: chi in passato l’ha fatta troppo grossa dovrà pagare (con gli interessi) per le sue colpe. Otterrà il perdono divino?
Il colpo di scena non salva lo spettatore dalla cascata di melassa buonista del finale, macchinoso e sconclusionato. Devil se non altro ha un pregio: dura poco. Il che non guasta di questi tempi, in cui anche Massimo Boldi tira avanti le sue ributtanti commediole per più di due ore. Ma dopo anche questo fallimento non si capisce quali santi abbia Shyamalan per non essere ancora stato interdetto a vita dalla professione. Riprovaci ancora, M. Night.
Luca Fabbri

UMORISMO INVOLONTARIO

RANCORE SUSCITATO

EFFETTI SPECIALI BECERI