Jack Black fa ridere, non c’è dubbio. È simpatico, sì, sì, certo. Bravo eh. Niente da dire… Ma senza uno straccio di sceneggiatura e con una storia a dir poco moscia nemmeno Belushi sarebbe riuscito a far ridere. In questa versione hollywoodiana de “I fantastici viaggi di Gulliver” sopravvive solo l’idea un uomo enorme accanto a uomini piccolissimi. Un po’ pochetto per intitolare il film come il romanzo di Jonathan Swift, che si sarebbe anche parecchio arrabbiato se non fosse che un autore morto da duecentocinquanta anni non può intentare causa legale per i diritti d’autore. Gulliver diventa qui il facchino di un quotidiano che per far colpo sulla redattrice che si occupa di viaggi, Darcy (Amanda Peet), improvvisa una spedizione alle Bermude per svelare il segreto del misterioso triangolo. Finisce a Lilliput, dove i cittadini sono alti tre centimetri, e anche l’ironia non si eleva molto più in alto.
Matteo Cavezzali
UMORISMO INVOLONTARIO
EFFETTI SPECIALI BECERI
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