Un film di serie B, ma d’autore. L’esagerazione grottesca delle pellicole anni ’70 mescolata con la coscienza di utilizzare il linguaggio di un sottogenere cinematografica. L’ossimoro su pellicola ideato da Quentin Tarantino vede in Robert Rodriguez, regista di film come “Sin City” e “Dal tramonto all’alba”, uno dei suoi massimi esponenti. Machete è un ex-polizziotto messicano dal volto segnato di cicatrici che viene ingaggiato sotto ricatto per sparare al senatore texano McLaughlin (uno spassoso Robert De Niro) razzista verso i messicani, che considera “insetti da estirpare dal paese dei nostri padri”.
Mentre il senatore si diverte in battute di caccia al messicano i suoi sottoposti ordiscono un piano per far approvare il progetto di un muro elettrificato che separi il Texas dal Messico anche a costo della sua vita.
Il film è un susseguirsi di scene assurde e paradossali, di dialoghi che sono la parodia del peggior cinema americano d’azione. Memorabile la scena in cui Machete fugge dalla finestra dell’ospedale calandosi giù usando come corda l’intestino del nemico appena machetato. Indimenticabili gli spot elettorali con De Niro che esalta lo spirito patriottico con il fucile in spalla che pare la parodia di Bossi o di Borghezio.
In “Machete” i messicani diventano tutti venditori di tacos e giardinieri pronti però a fare una rivoluzione quando la loro paladina “She” una versione femminile del “Che” e il mito Machete sono in difficoltà. Splendido anche il prete assassino con televisore a forma di crocefisso che ammazza la gente a suon di "per perdonare c'è già Dio".
Già pronti due sequel: “Machete uccide” e “Machete uccide ancora” e la pioggia di machetate è assicurata.
UMORISMO INVOLONTARIO (in questo caso volontario)